blog aziendale di LA JACARANDA
locanda con cucina di Sant'Antioco



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giovedì 21 aprile 2016

“WE LOVE TURRI”

Alla Torre dei mille scatti

Il giardino rispuntò……



C’era la Torre dei Mille Gatti, uno dei tanti “giogus antigus” che una volta i bambini facevano in casa, quando il tempo non permetteva loro di giocare in strada:

“Dalla torre dei mille gatti, il primo gatto mi scappò,….”  
(vedi nota in fondo a questo post)

E c’è anche, a Sant'Antioco,  la Torre dei Mille Scatti, Torre Canai, la nostra Torre, che può essere chiamata così  perché il promontorio sul quale si erige e l’imponente edificio sono forse i luoghi in assoluto preferiti da fotografi professionisti e dilettanti: sia nelle foto antiche di Sant'Antioco (come ricorda il compianto Pinuccio Orlando nel suo libro “I toponimi raccontano”) come, ovviamente, ai giorni nostri, alle reflex digitali ma anche alle foto con i telefonini.

La torre vigila su una delle più incantevoli località della costa sulcitana, dove il litorale roccioso a picco sul mare offre panorami di grande intensità; è uno dei luoghi più suggestivi dell'intera isola di Sant'Antioco per la trasparenza del mare ed i suoi caratteristici riflessi dal blu cobalto al verde smeraldo: difficile resistere alla tentazione di scattare qualche foto, difficile fare una brutta foto con un simile soggetto!


La Torre Canai sorge sul capo “su moru”, promontorio meridionale dell’isola di Sant’Antioco, oggi chiamato “Turri”, vicino alla rinomata spiaggia di Co ‘e quaddus; fa parte del numeroso gruppo di torri costiere ancora oggi presenti in Sardegna e conservate in condizioni più o meno precarie.
(per conoscere meglio la sua storia rimandiamo a questo sito:
http://italianostrasardegna.blogspot.it/2014/07/estate-di-novita-alla-torre-canai-di.html?spref=bl )

Per restare sulla storia recente, ricordiamo che dal 1994 è stata finalmente restituita alla fruizione collettiva dall’associazione Italia Nostra che, dopo averla ottenuta in concessione nel 1988, ha effettuato un intervento di restauro in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Cagliari e con il Ministero dell’Ambiente.

Oltre al restauro interno, la Torre è stata circondata da un giardino botanico progettato dal naturalista Sergio Todde, che ha classificato le specie autoctone presenti nell’area, e in questo giardino mediterraneo furono realizzati interventi di riqualificazione del patrimonio floristico e vegetazionale e predisposti dei sentieri natura ed una adeguata recinzione.



Nel corso degli anni, le intemperie e gli atti vandalici hanno parzialmente compromesso quel mirabile lavoro di sistemazione dell’area circostante la Torre, che necessitava di un serio intervento di recupero.
E non potevano essere che i fotografi, grandi debitori di fortissime sensazioni che la Torre ha loro regalato, a farsi carico di questa meritevole opera, con il progetto “We love Turri”


“We love Turri” ha preso avvio nell'agosto del 2015 con la mostra benefica “Ritratto di un’isola”, che aveva l’obiettivo di ridare vita alla Torre Canai rendendola di nuovo fruibile nella sua interezza attraverso il recupero e la messa in sicurezza del prestigioso giardino, lo spazio verde ai piedi della struttura che vanta un’importante varietà di specie botaniche.
Con la vendita delle fotografie che componevano la mostra “Ritratto di un’isola”, il Circolo Fotografico F/7.1, promotore dell’iniziativa, è riuscito nell'impresa e, nello specifico, ha realizzato gli interventi programmati: in particolare, il rifacimento  della staccionata che delimita l’orto botanico, creando le condizioni per garantire la visita del sito grazie alla realizzazione di punti panoramici.

Il sito ha infatti enormi potenzialità, sia in riferimento alla fauna spontanea che cresce indisturbata in quel fazzoletto di terra, sia per la presenza di svariate specie di animali selvatici (in particolare avifauna) che abitualmente si muovono tra la macchia mediterranea tipica della zona.


Ed è proprio per la “grandezza” di Turri che il Circolo Fotografico F/7.1 organizza questa settimana un evento inaugurale della nuova veste del giardino botanico della Torre, con il duplice obiettivo di celebrare sia la Torre, sia l’Earth day, appuntamento a livello mondiale che significa letteralmente “Giornata della Terra”.

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Saranno quattro intensi giorni di eventi, dal 22 al  25 aprile 2016: questo il programma dettagliato:

22 APRILE:
Giornata denominata, a livello mondiale, Earth day
Ore 18:00 Proiezione del video che racconta il progetto “We love Turri”, dalla mostra benefica fino all'esecuzione dei lavori, realizzato dal direttivo del Circolo Fotografico;

Ore 19:00 Inaugurazione della mostra fotografica naturalistica sulla flora e l’avifauna locale, all'interno della Torre;

Ore 19:30 Convegno sulla storia di Torre Canai a cura di Italia Nostra Sardegna con la collaborazione dell’Archivio storico comunale di Sant'Antioco.
Partecipano: Graziano Bullegas, Felice Di Gregorio, Walter Massidda, Antonello Meli, Sandro Scintu, Luciano Rossetti.

23 APRILE:
Ore 10:30 Workshop sulla botanica a cura della guida ambientale Giovanni Paulis, esperto di macchia mediterranea e flora spontanea della Sardegna.

Ore 16:30 Workshop sull'avifauna locale, a cura di Francesco Livretti, naturalista esperto di avifauna;

Ore 21:00 Concerto musicale e rinfresco per gli ospiti

24 APRILE:
Ore 9:00 Trekking “Alla scoperta dell’isola di Sant'Antioco”, con partenza ed arrivo presso Torre Canai. Al rientro dalla passeggiata, degustazione enogastronomica di prodotti tipici locali.

25 APRILE:
Ore 9:00 Workshop di macrofotografia curato dal fotografo Fabio Corona.



E’ infine doveroso citare per nome, insieme a tutto il Circolo Fotografico F/7.1 di Sant'Antioco, ed in particolare ai sette soci fondatori, promotori  benemeriti dell’iniziativa, i fotografi che, regalando le loro opere che sono state poi messe in vendita, hanno contribuito in modo determinante alla sua realizzazione del progetto:
Davide Atzori, Cristian Calabrò, Gabriele Bullegas, Alessandra Balia, Valentina Steri, Francesca Francesconi, Gianni Cané, Fabrizio Schirru, Antonio Biggio, Veronica Campus, Giacomo Cherchi, Jacopo Longu, Carlo Eustacchi, Elisabetta Bullegas, Stelio Usai.


nota:

“Alla torre dei mille gatti” era un gioco molto semplice: si stava tutti seduti in circolo e il gioco era comandato da un capo, di norma scelto tirando a sorte, che prendeva il nome di “capugattu”; tutti gli altri assumevano un nome identificato ognuno con un numero diverso (primu gattu, secundu gattu, terzu gattu e così via).
Cominciava il gioco “capugattu” annunciando:
–  “Alla torre dei mille gatti primu gattu mi scappò” (ma poteva essere anche il 2^ o il 5^ o altro preso a caso);
Il gatto chiamato in causa doveva essere pronto a rispondere e a non sbagliare il numero che lo identificava, dicendo:
–  “primu gattu non fu”;
Capogattu, di rimando, chiedeva:
–  “E chi fu?”
Il gatto nominato doveva essere pronto a dire il nome di un altro dei gatti in circolo (capugattu compreso), per esempio:
– “terzu gattu”
E si andava avanti così fino a quando non si incorreva in errore che poteva consistere nell’intervenire pur non essendo chiamato in causa o nell’intervenire in ritardo rispetto alla chiamata o chiamare in causa un gatto eliminato dal gioco.
A questo punto chi aveva sbagliato “pagava pegno” con conseguenti risate e divertimento assicurati e veniva eliminato dal cerchio che continuava fino alla totale eliminazione di tutti i gatti tranne uno: il vincitore.

giovedì 7 aprile 2016

ANTIOCO

Santi, Re, Filosofi,
e anche... Barbieri e Parrucchieri





Nell’occasione della Festa del nostro Patrono (domenica 11 aprile, seconda domenica dopo Pasqua) abbiamo cercato altri 'Antiochi' ricordati nella mitologia e nella storia.
Oltre ai Re di Persia (da Antioco I° ai suoi discendenti fino ad Antioco XIII° detto  l’Asiatico, sconfitto da Pompeo, che lo privò del trono e della Siria, che divenne provincia romana), si ricordano un Antioco filosofo,  originario di Ascalona,  nell'antica Grecia, ultimo capo della scuola platonica e discepolo di Filone; teneva lezioni sia in Grecia che a Roma, dove le sue lezioni vennero seguite da Cicerone e da suo figlio Bruto; ed ancora alcuni Santi con lo stesso nome (il Monaco Sant'Antioco Sabaita, il martire Antioco celebrato insieme all'altro martire Nicostrato il 21 maggio), insieme a tanti altri.
Il nome Antioco infatti è sempre stato molto diffuso,  sia in nord Africa che in Asia ed in Grecia, come anche nella Roma Antica.
Fra questi, uno è stato reso celebre da un famoso epigramma di Marziale (Marco Valerio Marziale, Epigrammi, Libro Undicesimo, n.84): si tratta di Antioco tonsorem (il tonsor nell'antica Roma svolgeva le funzioni sia di barbiere, per il taglio della barba, che di parrucchiere per le acconciature dei capelli), un barbiere molto particolare che Marziale celebra in questo modo:

Qui nondum Stygias descendere quaerit ad umbras,
Tonsorem fugiat, si sapit, Antiochum
...
Haec quaecumque meo numeratis stigmata mento
In vetuli pyctae qualia fronte sedent
Non iracundis fecit gravis unguibus uxor
Antiochi ferrum est et scelerata manus.
Unus de cunctis animalibus hircus habet cor:
Barbatus vivit, ne ferat Antiochum.

TRADUZIONE

Chi non vuole ancora discendere fra le ombre dello Stige,
eviti il barbiere Antioco, se è saggio.
...
Tutti questi sfregi che mi vedete sul mento,
simili a quelli sulla fronte di un vecchio pugile,
non me li fece la mia insopportabile moglie con unghie rabbiose:
son opera dei ferri e della scellerata mano di Antioco.
Unico di tutti gli animali,  il caprone,  ha buon senso:
vive barbuto per non vedersela con Antioco.



Nell’antica Roma, il taglio della barba era rito di passaggio dall'adolescenza alla giovinezza: avere una barba troppo lunga e soffice era sinonimo di furbizia orientale (la barba si usava in Grecia, a Roma era simbolo di deboscia), e sin dai tempi della Repubblica, con Scipione l'Emiliano (185 a.C. - 129 a.C.), si preferisce avere il mento rasato. Cesare e  Augusto considerano una trascuratezza non avere il volto ben rasato ogni giorno.
Curiosamente si sono trovati molti rasoi risalente all'età preistorica o etrusca ma quasi nessuno dell'età romana: questo perché mentre quelli più antichi erano in bronzo e si sono conservati,  quelli romani erano in ferro e sono stati consumati dalla ruggine.
Questi rasoi in ferro, benché ci si sforzasse di affilarli il più possibile, venivano poi usati sulla pelle nuda del malcapitato senza alcun uso di sapone o altri unguenti: tutt'al più si spruzzava il viso da radere con dell'acqua. Rari erano i barbieri che non sfregiassero regolarmente i loro clienti, come appunto Marziale ha ricordato.
Il tormento della rasatura era tale che quando l'imperatore Adriano, all'inizio del II secolo, si fece crescere la barba, la gran parte degli imperatori e del popolo romano lo imitarono per i cento cinquant'anni seguenti con profondo sollievo, senza alcun rimpianto per quella tortura che avevano sopportato per due secoli.
Cesare sbarbato e Adriano barbuto

Adriano sceglie, per primo, quel look barbuto, sicuramente  traumatizzato da tagliuzzamenti di barbieri imperiali all'alba del II secolo dopo Cristo e forse per nascondere una cicatrice lasciata dal rasoio del suo tonsor:  magari era proprio quell’Antioco ricordato da Marziale,  e per questo responsabile dell’odio di Adriano nei confronti del nostro Santo Antioco, del quale dispose il martirio?

Nel II secolo d.C. l'esigenza per i più raffinati di recarsi più volte al giorno dal barbiere fa sì che le loro botteghe diventino luogo d'incontro per oziosi; secondo altri invece la moltitudine che s'incontra nella tonstrina, ne fa un luogo d'incontro, di pettegolezzi, di scambio di notizie, un vero variegato salotto di varia umanità, tanto che diversi pittori, dal secolo di Augusto in poi, ne fanno oggetto dei loro quadri come già avevano fatto gli Alessandrini.
Il negozio del barbiere, da allora e forse fino a qualche tempo fa, era quello che potrebbero essere i social di oggi!














BARBIERI A SANT'ANTIOCO 

nel secolo scorso




Nei miei ricordi era così anche a Sant'Antioco: le barberie erano sempre molto affollate, soprattutto nella settimana che precedeva le Feste di Pasqua e di Natale ed in quella che precedeva la Festa Patronale di primavera; nell'attesa del proprio turno per essere serviti, si discuteva dell’operato degli amministratori, di quanto succedeva in paese, si pettegolava con gli altri avventori e con lo stesso barbiere, che anzi era il moderatore delle discussioni o lo stimolatore quando la discussione languiva: teneva "salotto" e più era in questo abile, più fidelizzava la clientela! Quello che succede oggi su Facebook!

















Ne ricordiamo qualcuno, dei barbieri antiochensi? 
C’era il signor Mario Piria, barbiere e violinista, per anni operante nella zona di piazza Umberto, specializzato nel taglio “all’Umberta”; nella zona di Piazza di Chiesa (l’attuale piazza della Basilica) avevano bottega Giovanni Selis, insieme al fratello Franco poi messosi in proprio in Piazza Repubblica, il signor Cara, Franco Piras, ed il signor Matzedda;
nel Corso si ricorda il “salone” dei signori Cannas ed Orrù, che faceva grande sfoggio di un seggiolino, per servire i bambini, dotato di una testa di cavallo in cartapesta, con briglie e fregi;



E sempre nel Corso, il signor Renato, grande scacchista e camminatore, ed in anni più recenti Franco Marroccu; nella Via Roma un altro barbiere molto apprezzato: il signor Antioco Massidda (..ecco un altro Antioco barbiere!!);  ed infine il mitico Nino Espa, prima in Viale Trento, ed ancora oggi in attività nella Via Roma, il decano dei barbieri e parrucchieri della Sant’Antioco di oggi.


Qualcuno ricorda i loro profumatissimi calendarietti "erotici" ?

Tutti  personaggi ricordati da tanti con grande simpatia e sicuramente apprezzati dai loro clienti più di quanto Marziale stimasse il romano Antioco!