blog aziendale di LA JACARANDA
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Sardegna, Sulcis, Sant'Antioco, La Jacaranda:
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mercoledì 10 luglio 2013

Aperta alle visite per tutta l'estate la Torre Canai Sant'Antioco

 

 

Per tutta la stagione estiva sarà possibile visitare, grazie alla disponibilità e alla collaborazione di numerosi volontari di Italia Nostra,  la Torre Canai, che sarà aperta al pubblico  per l'intera stagione estiva.La torre sarà aperta e visitabile tutte le mattine di tutti i giorni della settimana dalle 10 alle 12.30 e nei pomeriggi di Martedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato dalle 17 alle 19.
L’ingresso alla Torre  è gratuito.






Il monumento ospita una mostra fotografica e cartografica sugli aspetti naturalistici e culturali dell’isola di Sant’Antioco. Una sezione è riservata alla storia della Torre Canai.
Nel sito circostante la Torre sono agevolmente percorribili dei sentieri-natura (con indicazioni delle principali specie vegetazionali presenti).
Quest'anno, inoltre, all’interno della torre è stata allestita una esposizione di diverse foto del fotografo naturalista Fabio Corona che riprendono aspetti paesaggistico-naturalistici dell'isola di Sant'Antioco.

La torre Canai fa parte del numeroso gruppo di torri ancora oggi presenti lungo le coste della Sardegna e conservate in condizioni più o meno precarie.
Il sistema di fortificazioni costiere ha origine nel 1300, con la conquista della Sardegna da parte degli Aragonesi, che pensarono di organizzare la difesa dell’isola, con la costruzione di numerose torri aventi il compito di sorvegliare e difendere le coste dagli attacchi dei “barbareschi”, controllare eventuali sbarchi clandestini e reprimere il contrabbando, tutelare la salute pubblica impedendo l’attracco di imbarcazioni sospette o infette.
Negli anni fra il 1591 e il 1610, furono costruite cinquantadue torri ed altre preesistenti furono restaurate; ma, sebbene previste più volte, le difese delle piccole isole (compresa quindi S.Antioco) non furono attuate.
Soltanto con il passaggio dell’isola ai Savoia (1720), si decise di dotare l’isola di S.Antioco di due torri, costruite più tardi una a Calasetta (1756) e l’altra a Canai (1757).
La Torre Canai sorge sul capo “su moru”, promontorio meridionale dell’isola di Sant’Antioco, oggi chiamato “Turri”, vicino alla rinomata spiaggia di Co ‘e quaddus.
La posizione geografica di torre Canai favorì la funzione di controllo del golfo di Palmas, anche in rapporto al lavoro nelle tonnare e nelle saline, spesso razziate dai corsari.Prima della costruzione della torre Canai, l’isola di S.Antioco era scarsamente popolata anche a causa delle secolari incursioni dei “barbareschi". La sua realizzazione contribuì a favorire il ripopolamento dell’isola, così come la costruzione della torre di Calasetta rese possibile, dieci anni più tardi, la fondazione del secondo abitato dell’isola.
Nel golfo di Palmas fino ai primi decenni dell’Ottocento erano solite ancorarsi le flottiglie turche, e la Torre svolse un’importante opera di avvistamento e comunicazione di notizie ai reparti militari preposti alla difesa dell’isola di Sant’Antioco, sia durante il tentativo di invasione francese del 1793 sia in occasione delle ultime due incursioni tunisine del 1812 e del 1815 nell’isola.
La dimissione definitiva delle torri, risalente al 1867, provocò il loro abbandono. Ciò avvenne anche per Canai.
In tempi recenti la torre è stata utilizzata come residenza turistica da un privato che, a tal fine, l’aveva “rimaneggiata” in modo discutibile.
Dal 1994 è stata finalmente restituita alla fruizione collettiva dall’associazione Italia Nostra che, dopo averla ottenuta in concessione, ha effettuato un intervento di restauro in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Cagliari e con il Ministero dell’Ambiente.
La torre vigila su una delle più incantevoli località della costa sulcitana, dove il litorale roccioso a picco sul mare offre panorami di grande intensità; è uno dei luoghi più suggestivi dell'intera isola di Sant’Antioco per la trasparenza del mare ed i suoi caratteristici riflessi dal blu cobalto al verde smeraldo.








La visita alla Torre Canai che i volontari di Italia Nostra rendono possibile per tutta la stagione estiva è una occasione imperdibile per chi visita Sant'Antioco e la sua apertura quotidiana costituisce uno dei più significativi "eventi" dell'estate antiochense.
La storia del sistema delle torri costiere e difensive della Sardegna può anche suggerire un tour per le torri del Sulcis, fra le quali si segnalano:
Il Forte sabaudo o "guardia de Su Pisu" di Sant’Antioco
la torre di Calasetta
la torre di Cala Domestica
la torre di Porto Paglia nel litorale di Gonnesa
la torre spagnola di Portoscuso.

giovedì 4 luglio 2013

S'ÁRDIA DE SANTU ANTINE



Al tramonto di sabato 6 luglio e,  in replica, all’alba di domenica 7 luglio,  oltre cento cavalieri, accompagnati dal parroco e dal Sindaco (anche loro a cavallo) si presenteranno sulla sommità di  “sa murighedda”, una collina appena fuori dal paese di Sedilo (Oristano) che domina dall’alto il recinto della corte della Chiesa campestre di San Costantino; alla corte si accede attraverso un arco, che ricorda quelli di trionfo dell'antica Roma: è un ingresso pericoloso e stretto nel quale i cavalieri, dopo aver disceso con una corsa sfrenata l’altura di “sa murighedda”,  dovranno infilarsi con grande perizia per raggiungere il santuario.

E’ l’Árdia di SANTU ANTINE, la corsa a cavallo più celebre della Sardegna che si tiene ogni anno il 6 e 7 luglio per celebrare la vittoria dell'Imperatore Costantino su Massenzio, riportata presso il ponte Milvio nel 312 d.C.
L’Árdia è una corsa sfrenata di cavalieri, effettuata ogni anno in occasione della festa di san Costantino nel suo santuario di campagna. La corsa non è altro che una prova di abilità, di valentia e anche di temerarietà, capace però, da sempre, di  attirare una folla immensa di spettatori, per una festa dove si intrecciano tradizione e religiosità, particolarmente sentita da numerosi sardi che si recano a Sedilo per devozione e non solo per seguire la corsa, ed ovviamente dagli abitanti del luogo, anche perché i cavalieri che partecipano alla corsa sono esclusivamente di Sedilo.
La discesa viene guidata da un capocorsa, “sa prima pandela” (la prima bandiera) o “pandela madzore “; con  lui altri due cavalieri, “sa secunda” e “sa terza”, e da tre scorte che rappresentano Costantino e il suo esercito.
Il capocorsa decide, quando vuole e senza preavviso, la partenza della corsa nella ripida discesa fino al Santuario di San Costantino e poi ancora verso il muretto con la croce, detto “sa muredda”, intorno al quale i cavalieri compiono diversi giri prima di ritornare, a galoppo sfrenato, verso la chiesa. Dietro di loro  un centinaio di altri cavalieri, che rappresentano i pagani guidati da Massenzio. La seconda e la terza bandiera e soprattutto le tre scorte, armate da lance e bastoni, devono impedire che i cavalieri raggiungano e superino Costantino: se, infatti, accadesse, sarebbe da interpretare come cattivo auspicio: come dire che i valori della cristianità sono stati sconfitti.
Tutto si consuma in circa mezz'ora: ma l'emozione di tutti, partecipanti e spettatori, è altissima.
Uno spettacolo straordinario, che si svolge tra una marea di gente che incita e sostiene i cavalieri al galoppo. Certamente uno degli eventi più belli della Sardegna, una festa molto suggestiva, che attira ogni anno una folla immensa di spettatori.
Per un sedilese prendere parte all’Árdia, come capocorsa, è motivo di vanto, ma soprattutto un segno di devozione verso l’imperatore cristiano; non è però così facile ed immediato:  per partecipare è necessario iscriversi, già in giovane età, in un apposito registro, custodito e consultabile esclusivamente dal parroco, il quale, nel corso della festa di Sant’Antonio Abate, a gennaio di ciascun anno, annuncerà ufficialmente a chi spetterà quest’onore. Il prescelto a sua volta sceglierà i due cavalieri che l’accompagneranno, poi ognuno dei tre sceglierà a sua volta una scorta, che avrà il compito di tenere lontani da Costantino i cavalieri al momento della partenza, facendo in modo che non possano superare i capicorsa.
Una serie di celebrazioni e rituali prima, dopo e durante l'Árdia caratterizzano la particolarità di questa festa che stupisce per la tanta devozione verso l’imperatore cristiano, venerato come un vero e proprio santo.
La devozione verso l’imperatore Costantino, considerato simile agli Apostoli ed emulo di Pietro dalla Chiesa Orientale, sembra quasi surreale: la Chiesa Cattolica non l’ha mai proclamato santo, ma il culto per il “santo imperatore” è molto sentito in paesi come la Boemia e l’Inghilterra, dove furono traslate alcune reliquie, o nelle zone dove vi fu un forte influsso bizantino come la Calabria, la Sicilia e, appunto, la Sardegna, e in particolare a Sedilo.
L'Árdia deve il suo nome al termine bardiare, che significa fare la guardia: in origine pare infatti che servisse anche a difendere il santuario da eventuali attacchi esterni.
Secondo la tradizione, l'Ardia celebra la vittoria dell'Imperatore Costantino su Massenzio, ma certamente la sua origine è molto più remota. Forse risale addirittura al periodo nuragico, come parrebbe indicare la presenza nell'area sacra di un bètilo, detto pedra (pietra) de Santu Antine, che rappresenta una divinità femminile collegabile a riti di fertilità.
Col passare del tempo il significato pagano (collegato anche ad una pausa del ciclo agrario prima della mietitura) sarebbe venuto meno, assimilato dal cristianesimo.
La matrice religiosa è tuttora l'elemento fondamentale della festa: la meta ultima della corsa è infatti costituita dal santuario, attorno al quale compiono i giri di rito non solo i cavalieri, ma anche moltissimi fedeli che, a piedi o addirittura in ginocchio, adempiono ad un voto o dimostrano semplicemente la loro devozione al santo.

Quest’anno S’Ardia 2013 sarà anche trasmessa in diretta TV su Sardegna 1 (sul digitale terrestre).

Vedi qui alcuni filmati dell’Ardia degli scorsi anni:
http://www.youtube.com/watch?v=OzZJ8NhXg04
http://www.youtube.com/watch?v=i3xy9QIia94

martedì 2 luglio 2013

LUGLIO

LUGLIO

in sardo

Mese 'e Argiolas,  Mese 'e Trìulas,

ma anche Mese 'e su Cramu

i primi due nomi richiamano i lavori agricoli legati al ciclo del grano, in quanto s’argiola è l’aia mentre il verbo triulai significa trebbiare. Il terzo nome richiama l’importante festività della Madonna del Carmine (Nostra Sennora de su Cramu).

Antico proverbio sardo riferito a Argiolas:

Mese ‘e Argiolas depidori, Austu pagadori

A luglio sei debitore, ad agosto (dopo il raccolto) pagatore